Pagina:Vittorio Adami, Varenna e Monte di Varenna (1927).djvu/195

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secolo xvii 187


Dalla relazione di una visita compiuta dal questore Antonio Maria Guidoboni per ordine del Magistrato sulle acque del lago di Como togliamo queste notizie: Nell’anno 1669 erano in Varenna sei pescatori con la barca e cioè: Giovanni Pietro Scanagatta, Gioachino Campione, Giuseppe Forno, Guglielmo Aureggi, Nicolò Calvasina e Giovanni Battista Scanagatta; vi erano inoltre Giorgio Campione e Andrea Venino che pescavano con la canna.

Che nelle acque del lago di Varenna vi erano ogni sorta di pesce buono comprese le trote. Che la comunità era sempre stata padrona del dazio sulla pescagione affittandolo d’anno in anno mediante pubblico incanto, e che nell’anno 1669 era stato deliberato a Carlo Scotto per lire 36. Che i pescatori pagavano per detto dazio da soldi 20 a 25 per ogni barca all’anno. E infine che Carlo Scotto e Gioachino Campioni tenevano un vivaio di pesci.

Circa il regolamento sulle restrizioni nella pesca riproduciamo qui perchè se ne abbia un’idea, la grida del Tribunale di Provisione della città di Milano, sulla pesca nel ramo di Lecco, pubblicata il 26 gennaio 1617.

«Li persichi non si possono pescare da Pasqua di Resuretione fino a maggio, li tenconi non si possono pescare per tutto Gingnio fino a mezzo Luglio, li agoni non si possono pescare da Pasqua di Resuretione fino a S. Barnaba, gli antesini non si possono pescare da niun tempo nè medesimamemte quelli pesci piccoli chiamati stacchette sotto la pena di cento scudi d’oro e tratti tre di corda per la prima volta, per la seconda di due anni alla galera. Barbi e cavedini non si possono pescare per tutto il mese di maggio. Barburi sive carpani non si possono pescare per tutto il mese di Giugno e Luglio.

Li persici piccoli da due onze in giù, tutte le tenche carpani da tre onze inclusive iu giù non si possono pescare da niun tempo.

Comandano parimente che niuna persona ardisca di gettar pasta nè altra compositione nociva alli pesci. É curiosa questa dichiarazione a rogito di notaio rilasciata dal prete Giuseppe Scotto e relativa al modo di popolare il lago di pesci.

1610 addì 3 luglio. «Io prete Giuseppe Scotto capellano nella chiesa di S. Giorgio del borgo di Varena et habitante in detto borgo vicino al lago, dicto lago de Como. Per tenore della presente faccio piena fede a qualunque persona che sono più di cinquanta anni che habito in decto borgo et nella mia casa vicina al lago come sopra, et per il tempo passato mentre si pescavano ancora le reti d’acquedo in questo lago alli tempi delle freghe cioè quando li pesci erano piene d’ovi et di latte, avanti a detta mia casa più volte li pescatori li pescavano et prendevano quantità di pesci e specialmente de agoni et come li pescatori li avevano presi li cavavano le budella a detti agoni et poi li lavavan con le cavagne in detto lago, si che cascava et andava fuori in detto lago gran quantità di ovi et latte di essi pesci cioè in particolare delli agoni et