Pagina:Vittorio Adami, Varenna e Monte di Varenna (1927).djvu/213

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secolo xvii 205

il reverendo Sebastiano Faggi, nativo di Perledo, al quale la popolazione volle dare un pubblico attestato di riconoscenza adunandosi nel solito posto dei convocati, e facendo redigere dal notaio Festorazzi Paolo Antonio, il 6 ottobre 1630, il seguente atto: «Riconoscendo così congregati la loro obbligatione verso la persona del molto reverendo sig. Sebastiano Faggi sacerdote, per havere esso durante il tempo che la peste travagliò queste misere terre e nell’assenza del loro preposto, soccorso alle necessità spirituali di ciascuno con l’amministrare i sacramenti e celebrare quotidianamente la messa, desiderando che di ciò resti memoria hanno fatto e fanno presente ¡strumento col quale attestano che tutto il premesso e’ vero e costituiscono loro procuratore il molto reverendo sig. Aurelio Boldone prevosto di S. Stefano di Milano e il sig. Pietro Antonio Bolli per significare all’Eminentissimo Cardinale Borromeo tutto il disopra contenuto perchè al detto reverendo sig. Sebastiano sia reso guiderdone e specialmente dato che la prevostura di Perledo è vacante e supplicando anzi che sia conferita».

Anche a Varenna i sacerdoti si prodigarono per assistere e soccorrere gl’infermi. Il curato di Varenna Cesare Ultramonti ha lasciato traccia delle sue opere di assistenza in un grosso mazzo di testamenti esistenti nell’archivio parrocchiale di Varenna, testamenti che redigeva egli stesso in mancanza di notai.

Isaia Ghiron nella sua pubblicazione: «Documenti od illustrazione dei Promessi Sposi e della peste dell’anno 1630» scrive che il maggior numero dei monatti veniva a Milano da Olginate, da Varenna e da Saronno ed erano pagati da 3 a 5 lire al giorno. Per quante ricerche si siano fatte non ci è stato possibile appurare questa notizia dei monatti di Varenna.

L’anno 1673 restò memorabile per le continue e dirotte piogge che caddero durante tutto il mese di Giugno. Da una relazione fatta al Governo si legge che un terribile nubifragio si scatenò la notte di S. Pietro su Varenna obbligando gli abitanti a fuggire all’aperto nella tema che le case ruinassero. Le rovine cagionate da esso sono incredibili; tutte le vigne furono coperte di sassi. «Tutto ciò non ardiscono le dette terre che pur sono un membro di questa provincia del Ducato di dimandare restauro, ma si bene rappresentano che da medesimo diluvio ne è risultato altro danno considerabile al pubblico ed al libero traffico e commercio con la rottura delle strade pubbliche quali si rilevano comunicare con la Valsassina e teritorio di Bellano con cavalli e muli, restando totalmente proibito il loro traffico e baratto et non solo queste ma anche la strada regia che viene da Bellano a Varena circa 400 braza desolata e streppato totalmente la lastricatura di pietra che per ordine del Du-