Pagina:Vittorio Adami, Varenna e Monte di Varenna (1927).djvu/322

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secoli xix e xx 313

fesa, possiamo schiacciare ben ventimila uomini. Ho creduto sin da principio, e tuttavia credo che un tale spediente abbia meglio giovato alla causa comune che non col mandare questi uomini al piano, dove sarebbero stati sconfitti in campo aperto contro truppe regolari. Non si è però mancato di mandare a Milano una cinquantina di questi montanari, i quali adesso sono a Rezzato oltre Brescia di fronte al nemico; abbiamo avuto dall’arsenale di Lugano alquanti fucili di linea, e di mia mano ne ho armati i detti volontari, fornendoli di munizioni e confortandoli a portarsi da valorosi; parole non infruttuose, perchè oggi mi scrive un mio scrittore d’ufficio, che è fra quelli, con sensi così alti e fieri che mai non avrei sospettato in lui.

Abbiamo anche avute le nostre cerimonie, cioè marce militari per ravvicinare i corpi delle diverse comuni, ed accrescere il loro coraggio coll’idea dell’unione, la benedizione delle bandiere a Bellano, a Colico, a Perledo essendosi volonterosi prestati i Prevosti ec. ec. Tu forse riderai nel sentirmi così bellicoso, e non crederai che tanto siasi fatto qui, ma il represso amor di patria, e l’odio contro gli oppressori, fanno miracoli dovunque, e molto più fra gente svegliata d’ingegno e coraggiosa come questa. Dal 19 al 25 non ho fatto che lavorare di giorno e pensare di notte, e credetti di venire preso da una infiammazione di cervello, tanto mi bolliva.

La Commisaria in un batter d’occhio cambiò aspetto: un cassettone ove teneva le urgentissime e riservatissime d’ufficio, diede luogo alla polvere da mina, da cannone e da fucile, al piombo, alla mitraglia ed alle cartucce, non più alunni a scarabocchiare, ma gendarmi travestiti da cuoco e militari congedati a far cartucce, a fondere palle. Abbasso l’aborrito stemma di casa d’Austria e surrogato da brillante bandiera nazionale, cambiata la Commisaria in Comitato; due cannoni e sentinelle sulla porta.

La civica, cominciata prima a difesa interna, si organizzò in tutte le Comuni anche per respingere le orde nemiche; e senza quelli che sono partiti per Milano e Como, contiamo adesso 800 uomini armati di fucile, divisi per compagnie, e che si vanno addestrando al maneggio delle armi. Abbiamo 18 cannoncini di montagna coi rispettivi artiglieri, che si vanno esercitando sotto la condotta di un bravo ingegnere, il signor Pietro Giglio; e su tutte le alture, ove vennero ammucchiati sassi, sono assegnati i posti a quelli che non hanno fucili, organizzati in corpi di lapidatori che non attendono altro che i Santi Stefani, croati e tedeschi per esercitare le loro funzioni, e per schiacciare cogli scogli volanti gli scogli fuggenti di Radetzky, contro i quali, per buona sorte, non s’infransero i nostri Meneghini.

Mi assecondarono mirabilmente in queste pratiche disposizioni di guerra (ch’io trattai collo stesso diritto che permise a certi barbassori di scrivere di guerra senza aver mai sentito l’odore della polvere) oltre