Pagina:Vittorio Adami, Varenna e Monte di Varenna (1927).djvu/394

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appendice 385

Ah, traitress! thou wouldst fain deny
     Thy raye of yester-eve,
Thou borrowest azure from the sky
     In painted smiles to weane.
And we are wiled we know of old
     Thy humours set thee well:
Thou fitful? nay, thy heart is gold,
     Sure do thy tender moments tell.


Tramonto sul lago visto da Varenna

Edmondo Brusoni nella sua Guida di Lecco del 1903 dice di Varenna:

«Non si potrebbe ideare situazione più deliziosa di Varenna. I vigneti stendono i loro festoni come archi trionfali in onore dell’abbondanza, mentre i cipressi ergono al cielo le loro brune canocchie.

Varenna è un punto che nulla ha da invidiare al Bosforo. Vi si vedono delicati intrecci di pergole costellati da gelsomini, ombrosi boschetti, terrazze di marmo riflettentesi nelle acque del lago, spalliere d’agrumi e piante esotiche, il suo clima è mite come quello della Tremezzina».

Il 7 febbraio 1875 nell’occasione dell’entrata solenne in Perledo del sacerdote Don Giuseppe Gorio, un anonimo scolaro del suddetto sacerdote, pubblicava il seguente sonetto:

Te beato, o Perledo, a cui largia
Natura un cielo limpido e sereno!
Te beato, o Perledo, a cui nel seno
E fiori e frutti facile nutria.



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