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Il primissimo tratto è in discesa fino ad una specie di vestibolo dal quale si diramano diverse gallerie, che con giri viziosi ascendenti e discretamente lunghi comunicano fra di loro. Una di queste però prosegue per un lungo tratto con forte inclinazione in salita, fino poi a divenire cieca; questa è stata segnata con bollo e freccia in biacca. In certi punti questo vero budello è di una ripidezza tale da raggiungere la verticale. La grotta venne completamente esplorata fin dove è accessibile senza speciali lavori1.

Chiuderemo questo capitolo ricordando che la maggiore larghezza del lago di Como è tra Fiume Latte e Maiolica presso Menaggio, infatti la larghezza del lago qui è di metri 4000.

Balza ch’el fa parer candido latte.
L’acqua si rompe tra macigni neri,
E fa un’acqua spumosa dove batte
Che appresso e da lontan par vero latte
Dà da filosofar a dotti veri,
Perchè s’asconde e mostra a suo talento
O bianco come latte o come argento2.


LA TORRE DI VEZIO

Sull’origine di questa torre non abbiamo assolutamente notizie.

Vezio è nome romano. Tra le antiche famiglie romane che portavano questo nome, ve ne erano anche nel Comasco. A Magliaso vicino ad Agno vi è una chiesa dedicata a San Lucio Vezio Macario i di cui resti che si venerano in questa chiesa vennero estratti dalle catacombe di San Callisto. Il nome di Vezio subì anche questi mutamenti: Vetium, Vescio, Vegio.

A Monza fin dal 1311 tra i consiglieri del comune si trovano: Anomatius de Vegio, Crescibene de Vezio e Quiffredino de Vegio.3. Trovasi ancora un Vezio sul lago di Lugano.

Paolo Giovio che stampò il suo Lario a Venezia nel 1559 e che venne tradotto in italiano da Becci senese, ci dice che «gli Isolani edificarono nella nuova habitatione due roche, una dalla parte destra del Lario, l’altra nello elevato forte et giogo del monte sopracta con gli edifici, et dà il sguardo di tutto il lago».

Tomaso Porchacchi nel suo libro: La nobiltà di Como 1569, riproduce le parole del Giovio per quanto riguarda la nostra torre. Ma, a

  1. Vedi articolo di Giuseppe Calvello sulle «Vie d’Italia» 1922.
  2. Codice P. E. Parlaschino c. G XIII.
  3. Monumenta Germanica Historica, Lectio Sectio quarto, tomo IV p. 440, 1311, Legatio Civitatis Modoetia. Edizione Bonaini di Pisa.