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Rev. Giov Battista Andreani notaio apostolico, del 3 novembre 1600 vi è una descritione interessante sulla torre di Vezio:

«Insieme con me nodaro infrascritto e con il Rev. Sig. Romerio Pizzalli curato di Tremenico è venuto alla visita pastorale della torre sopra Varenna et suoi luoghi attinenti, et si è trovato sopra il sasso che signoreggia Varenna et il lago una cinta di muro alta con i suoi merli spessi, in forma poco men che quadra, et in ciascuno dei quattro cantoni si alzano le mura in guisa di torre quadra che di altezza supera tutte le altre. La lunghezza del sito dentro a questa cinta è brazia 40. La larghezza brazia 29.

Et ogni cosa è discoperta fuorchè in una delle dette torri angolari dove è tanto coperto quanto potrebbe capire tre persone al più. In questa cinta si entra per una porta che guarda Varena inanzi alla quale porta vi è una piazza ridotta in campo o vigna, che è di larghezza brazia 24 et poco più lunga, sotto la qual nel calar verso Varena vi è un altro campo assai minore nel quale sono quattro piante d’olive. Fuori della detta cinta vi sono due ali di mura congiunte con la medesima cinta che per sassi e balze vanno discendendo verso la terra di Varena presso uno dei quali ali di muro vi sono li detti campi et presso l’altra dove la caduta del sasso è più precipitosa et iscoscesa, vi sono alcune piante di olive al numero di sette».

Segue un interrogatorio del curato di Varenna del quale riproduciamo questo passo: «Interrogato con che occasione ha lasciato il possesso della torre di Vezio risponde: Al tempo che viveva mons. arc. Visconti il signor Duca mi disse che pretendeva per virtù dei suoi previlegi che la detta torre fosse sua, atteso che come esso signore diceva che la mia chiesa n’era stata in possesso sempre, ma se pretendeva lui in contrario facesse opera con li signori superiori miei, acciocchè io fossi scaricato che per quello che toccava a me, come li detti signori superiori miei mi havessero data licenza et havessero inteso il lungo possesso, come sopra io non mi sarei opposto. Così il detto signore diede commissione al q. messer Giorgio Serponti allora nodaro in Varenna che facesse un memoriale con esponer il fatto al detto mons. Visconti; ma del detto memoriale non si fece altro; se non che passati alcuni giorni il detto signor Duca mi chiamò a Bellagio e mi mostrò li detti suoi privilegi, et io gli dissi che io non m’intendeva, ma che doveva scrivere a Roma al signor Cardinale suo fratello, al quale credo che habbi scritto se bene non so che cosa sii venuto in risposta, ma dall’hora in qua ha sempre goduto1.

Da quanto precede si vede chiaramente come il castello fosse già smantellato nei primissimi anni del XVII secolo. Il Duca di Monte Marciano tenne per sè la torre; dopo pochi anni, nel 1619 la dette in affitto

  1. Archivio Serbelloni-Crivelli.