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secolo xv | 85 |
spondere de li fructi pertinenti ad dicta capella et cussì volemo tu li commandi per parte nostra a la pena de ducati ducento da essere applicati a la camera nostra, et al dicto prete Clemente presti ogni adiuto et favore perch’el sia admesso a la possessione de quella capella et li sia resposto integre de li fructi et contra quelli che precipue sarano renitenti in exequire questa nostra voluntate tu li commandi a la pena de cento ducati per caduno di loro che di ciò habino pasientia et ad quelli che menaciano de offendere dicto prete Clemente et li suoy li astrenzi a dare segurtade de ducento ducati de non offenderli nè le persone nè in la robba et sopra tutte queste cose te concedemo quello arbitrio et auctoritate de comandare ali dicti homeni et condemnarli essendo loro disobbedienti ad quello gli commandarai in questa materia a mò porriamo noi stessi. Dat. Mediolani die XXVIIII augusti 1464. - Cichus - Zanetus1».
Neanco la minaccia di questa multa rimosse i Varennati dalla loro ostilità contro il prete Clemente de Marono, e Cicco scrive per la terza volta al Capitano del lago:
«Quantuncha quelli da Varena siano stati renitenti in mettere prete Clemente a la possessione de quella capella in executione de la sentenza data per lo Vicario de Monsignore lo Arcivescovo de Milano, nondimeno Volemo habi da ti quelli do da Varena presso del quale furono reponuti li fructi de quella capella et qualuncha altro havesse in si de dicti fructi et provedi per ogni modo ne respondano al dicto padre Clemente et a qualuncha suo messo, sensa exceptione alcuna secundo el tenore de dicta sententia et in questo vogli fare per modo che non habiano casone de replicare per quanto desideri fare cosa ne sia grata, commettendoti circa la executione de questo facto tuta quela autorità che nuy possiamo.
Mediolani XXIII decembris 14642
Il 7 gennaio 1465 il Simonetta scrive ancora una volta sullo stesso argomento, ma si vede che i Varennati furono irriducibili, giacche non v’è traccia di loro atto d’obbedienza.
Abbiamo poco fa osservato il numero considerevole di sacerdoti che vi erano nelle due piccole località di Varenna e Monte di Varenna; bisogna però notare che in quel tempo gli abitanti sia per atti testamentari, sia sotto altre forme, facevano frequenti considerevoli doni alle chiese.
Luchino Serponti del fu Luigi, e Beltramo de Mazzi del fu Bonolo abitanti di Varenna, con atto 14 marzo 1444, fanno donazione alla cappella di S. Maria nella Chiesa di S. Giorgio di Varenna di alcune loro proprietà, terre e livelli.