Pagina:Vivanti - I divoratori, Firenze, Bemporad, 1922.djvu/135

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i divoratori 123


Valeria contemplò, pensosa, la snella figura e l’impeccabile profilo del suo futuro genero, che colle mani in tasca e dondolandosi sui fianchi saliva accanto a loro la larga e ripida strada. Ella aveva il cuore greve di ricordi. Per questa stessa via era salita nella sua veste azzurrina e la cravatta rossa, con Tom al suo fianco; Tom, alto e poderoso nella sua larga giacca chiara, aveva dato tutto il rame e l’argento che aveva in tasca a quei mendicanti, proprio come oggi faceva Nancy, sua figlia. E Valeria contemplando la bella persona sottile di Aldo, sospirò.

— Avrei voluto per la mia piccola Nancy un anglosassone, — pensò. E mentre la memoria la riportava in Inghilterra le si affacciò un altro pensiero: — Oppure il povero caro Nino...

E Valeria trasse un altro sospiro, che forse non era tutto per Nancy.

Quella sera stessa ella gli scrisse, e quasi senza saperlo cominciò la sua lettera: «Mio povero caro Nino»...

Nino era fuori di casa, intervistando i consoli riguardo alla presunta morte di Edoardo Villari, quando venne la lettera. Fu Nunziata che l’aprì.

Valeria scriveva a Nino che Nancy, «la nostra piccola Nancy», era fidanzata ad Aldo Della Rocca, ed oh, mio Dio! non poteva Nino far nulla per impedirlo? Ed ah! perchè, perchè sua sorella Clarissa li aveva invitati tutti e due alla villa Solitudine, in modo che, come diceva Fräulein Müller, — o forse era Heine? — «wie könnte es anders sein»? Poichè nessuno, nessuno che avesse veduto Nancy nello splendore dei suoi diciassette aprili poteva non innamorarsene. Ed oh! le doleva tanto il cuore pel povero caro Nino, di cui aveva ben indovinato il segreto; e di cui poteva comprendere le sofferenze, poichè, mio Dio! non aveva sofferto tanto anche lei quando s’era accorta che l’amore di Nino non le apparteneva più?...