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i divoratori 205


Si fece anche fare dei biglietti di visita con: «Count Aldo Della Rocca». Ma non vi aggiunse il suo indirizzo perchè era nel quartiere dei negri.

Il lunedì seguente, alle undici e mezzo della mattina, si presentò in casa Van Osten al numero 8 della 66.ma Strada. Mrs Doyle gli aveva in modo speciale raccomandato di non arrivare prima di quell’ora. Essa lo aspettava nel salone, e lo presentò a sua figlia. Il signor Van Osten non c’era. Il «conte», disse Mrs Doyle, farebbe il suo lavoro per i primi giorni da solo, poichè il signor Van Osten era molto occupato a Washington.

Allora le due signore, che avevano già il cappello in testa, uscirono con lui e lo accompagnarono al numero 59 della stessa strada. Era quasi dirimpetto al palazzo Van Osten.

Aprirono con una chiave di casa, che poi diedero a lui, e lo precedettero di sopra all’ultimo piano, dov’era la stanza che doveva essere il suo studio. Era una vasta stanza chiara, quasi vuota.

Davanti alla finestra era un grande scrittoio. Alcune sedie, un tavolo, e una libreria semivuota, costituivano quasi tutto il mobiglio.

Sullo scrittoio erano ammonticchiati molte carte, giornali e manoscritti. E sopra un’altra tavola v’era una macchina da scrivere.

— Oh! — disse Aldo sconcertato, non so scrivere a macchina.

— Non importa! — dissero ad una voce le due signore.

— L’abbiamo messa lì per il caso che sapeste servirvene, — disse Mrs Doyle. E poi gli mostrò il lavoro che doveva fare. — Ecco; tutto questo va copiato, — disse, mostrandogli i nitidi fogli manoscritti. — E poi, farete degli estratti da questi giornali.

— Benissimo, — disse Aldo, e guardò i giornali. Erano della settimana precedente.