Pagina:Vivanti - I divoratori, Firenze, Bemporad, 1922.djvu/252

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240 annie vivanti

doveva aspettare. Lo scrivere o il pensare in quella casa, era impossibile!

Più tardi, quando si potesse prendere un alloggio più grande, quando la «glauco-occhiuta e cerulo-venata» avesse una governante.... Ma per ora nell’appartamento 7, sinistro interno, della 82.ma Strada, non spirava aria propizia alla poesia.

Di giorno, Aldo era quasi sempre in casa, fumando sigarette, leggendo gli interminabili giornali della domenica — che durante tutta la settimana ingombravano le tavole e le sedie — e sospirando per la mancanza d’una cosa o d’un’altra. Alla sera usciva.

Il suo era un lavoro che si faceva specialmente di sera; così egli spiegò a Nancy. Del resto, a Nancy dava poche spiegazioni. Un giorno egli aveva portato a casa cinquecento dollari invece di venti, e aveva tentato di farle capire perchè la somma era di tanto maggiore del solito; ma Nancy era stata così esterrefatta e agitata, così impaziente di sapere precisamente come Aldo li avesse guadagnati, così nervosa ed eccitata, che egli si era deciso a non dirle mai più niente. Già, era impossibile farle comprendere le sottigliezze dei suoi doveri verso la signora Van Osten. Quindi meglio star zitti.

Allorchè, circa due mesi dopo — il suo còmpito essendo ridivenuto più arduo — Aldo ricevette cento dollari invece di venti, egli ne portò ottanta a una Cassa di Risparmio, e arrivò a casa coi soliti venti dollari.

Non appena egli ebbe in mano il libretto della Cassa di Risparmio, ecco che il nonno di via Chiaia si ridestò in lui, e uccise il lazzarone che non s’incaricava dell’indomani. Aldo cominciò a darsi cura delle piccole cose; badava alle minime spese; brontolava lungamente per una compera di 25 cents; e per mezzo dollaro stava imbronciato tutta una giornata. Il meschino ménage era con-