Pagina:Vivanti - I divoratori, Firenze, Bemporad, 1922.djvu/318

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306 annie vivanti

spiegato?... Non ci voleva pensare. Penserebbe dopo.

A Napoli il cielo e il mare li inebbriarono, e la gente li deliziò. S’arrampicarono sul Vesuvio. Si meravigliarono di Pompei. Vagarono per Capri. Poi, spinti alla fuga dall’onnipresenza di coppie tedesche svenevoli e sconvenienti, e da comitive inglesi coi «Baedeker» sotto il braccio, partirono in volta della Spezia.

Ivi ricordarono Shelley,

... Shelley, spirito di titano
entro virginee forme...

E finalmente si recarono a Porto Venere, bianca nel sole, sospesa sopra il Mediterraneo come una Naiade timida, che bagni il piede nel mare. E Nancy pregò a lungo nella piccola chiesa bianca e nera in cima al colle. Scesero nella grotta, e fremettero al pensiero che i pesci-cani avrebbero potuto divorare Byron quando traversava a nuoto la baia. Veleggiarono per il golfo e mangiarono delle vongole ed altri malodorosi frutti di mare.

E ogni sera per i corridoi, tra i duplici filari di scarpe, egli la accompagnava fino alla sua porta e le diceva:

— Buona notte, Miss Brown.

Dalla Spezia un piccolo vapore mercantile che costeggiava andando verso il Nord, li prese a bordo.

Scivolavano sull’acque azzurre verso Genova, quando Nancy, che era seduta su una cesta d’aranci, sentì il tocco della mano del Selvaggio sulla sua spalla. Ella levò il viso verso di lui, e sorrise.

Egli sedette su un’altra cesta d’aranci, accanto a lei; ma il paniere scricchiolò e gemette sotto il formidabile peso. Allora egli andò a prendere una pesante cassa di legno e la trascinò accanto a lei.

— E adesso?... — disse.