Pagina:Vivanti - I divoratori, Firenze, Bemporad, 1922.djvu/347

Da Wikisource.

i divoratori 335


coglierla, Nancy? coglierla e portarla per diletto nostro?

L’acqua correva chiacchierando al sole; e il vento volava sull’erba.

Egli le tolse una mano dal viso e la guardò.

— Rispondi, — disse colla voce bassa e veemente.

— Allora, — disse Nancy, — se la cogliessimo... non sarebbe più la mistica Rosa celeste... non è vero?

— Già, — disse lui.

— Allora sarebbe una povera Rosa come tutti ne hanno... una rosa di tutti i giorni, e di tutti i giardini...

— Già, — disse lui.

Ella ritirò la mano dalla sua stretta. E la mano di lui rimase vuota e aperta nel sole; una grande mano, forte ma solitaria.

— Oh, caro Sconosciuto! — disse Nancy, e si chinò in avanti, e baciò quella mano derelitta. — Non gettiamo via la mistica Rosa dei nostri sogni!

— Non vuoi? — diss’egli, e il suo viso abbronzato era così pallido che anche Nancy, guardandolo, si sentì impallidire.

E i suoi chiari occhi di sognatrice e di poeta si affondarono nei chiarissimi occhi dell’uomo solitario, dello Sconosciuto da tanto tempo così puramente amato. Ed ella pensò il suo amore come un argenteo scudo davanti al suo cuore, che la proteggesse.

— Oh, no! — diss’ella, congiungendo paurosamente le mani.

E tutta la tragica banalità d’una simile chiusa alla sua delicata storia d’amore, le oscurò di dolore gli occhi.

Egli se ne avvide.

— Che cosa pensi? — chiese con voce rauca.

— Penso che quando voi sarete lontano, ed io dovrò continuare sola la mia strada, terrò il vostro amore come uno scudo sul mio cuore perchè mi difenda contro tutte