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sero insieme a discorrere su molti e svariati argomenti.

Il dottore condusse Wilmer nel suo laboratorio e, lieto di avere un ascoltatore intelligente, gli espose ampiamente le sue teorie sulla profilassi e la cura della lebbra. L’enciclopedico giornalista che aveva una conoscenza superficiale anche degli argomenti prediletti dallo scienziato, s’interessò vivamente agli studi e alle esperienze di lui.

Con anche maggiore curiosità ascoltò le drammatiche narrazioni che il dottor Harding gli fece riguardo ai temibili serpenti velenosi dei tropici.

— Guardi — diceva il vecchio scienziato, curvo sopra una grande boccia di spirito che una enorme cobra riempiva dei suoi sinuosi avvolgimenti: — è questa la più formidabile e la più funesta delle colubridi; questa, la subdola e silente apportatrice di morte, dal bel nome femmineo: «Naja Tripudians!». Guardi che meravigliosa grazia sinuosa, che forma simmetrica, pura nelle sue curve come la voluta di un violino.... «Naja Tripudians....» — E la voce del dottore si attardò quasi con voluttà sulle sillabe che, nei ricordi, lo riportavano alla sua giovi-

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