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Pagina:Vivanti - Naja Tripudians, Firenze, Bemporad, 1921.djvu/56

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52 Naja Tripudians


— Vedi queste cose nere? — disse. — Sono note. Ed io le so suonare.

E poggiato il quaderno all’orlo dell’asse infarinato, suonò sulla tavola da cucina, alzando molto le dita e cantando la melodia:

Ta, tatà tatà tatà, ta, ta....

Jessie colle mani infarinate sui fianchi, fu assai impressionata.

— Ma guarda un po’, ma guarda un po’! — esclamava. E nei suoi occhi rossi salivano le lagrime di meraviglia e di ammirazione.

Ta, tatà tatà tatà tatà, ta, ta — continuava Myosotis.

E a Jessie le lagrime traboccarono dagli occhi e caddero giù per le guancie; e non potè nè nasconderle nè asciugarle perchè aveva le mani infarinate.

Tre giorni dopo, arrivava da Leeds il pianoforte. E il dottore in poltrona, e Leslie in piedi, e Jessie rigida in una sedia accanto alla porta, ascoltarono rapiti la Sonatina del Diabelli per ben otto o dieci o dodici volte di seguito; mentre in cucina il pollo — immolato per la grande occasione — bruciava nella casseruola, e Whisky in piedi sulla tavola, ne divorava i fegatini e il cuore.