Pagina:Vivanti - Vae Victis, Milano, Quintieri, 1917.djvu/156

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144 annie vivanti

dosi in tremuli sorrisi, in qualche parola alata di gaiezza. Presto furono risate trillanti e un correre per il giardino con passo lesto e leggero....

Sovente accadeva a Luisa, seduta alla finestra dello studio accanto a Mirella, di lasciar cadere il lavoro sulle ginocchia per seguire cogli occhi stupiti la figuretta di sua cognata, che volava qua e là per il campo del tennis con una leggerezza di farfalla. Luisa si trovava ad ascoltarne, sorpresa, la voce dolce e gaia che si era così presto intonata alla favella inglese.

E l’animo suo si riempiva di meraviglia. Come.... come aveva fatto Chérie a scordare così presto? Non aveva dunque più pensiero per il fratello e per il fidanzato, combattenti laggiù nelle sanguinose pianure d’Ypres? Come, come poteva essa correre, distrarsi, ridere, mentre non si avevano notizie nè di Claudio nè di Florian? Mentre forse — ahimè! — giacevano entrambi in qualche lontana vallata del Belgio morti — morti — colle faccie rivolte al cielo. E come, ah! come mai poteva ella aver scordato ciò che avvenne in quella notte d’orrore — non più di qualche settimana fa?

Sovente allora — quasi che un tenero istinto le parlasse al cuore — Chérie si volgeva im-