Pagina:Vivanti - Vae Victis, Milano, Quintieri, 1917.djvu/157

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vae victis! 145

provvisa e guardava su. Guardava quei due pallidi volti incorniciati dalla finestra, tra le foglie rosso-dorate d’un rampicante autunnale. Allora gettava via la racchetta e senza una parola ai compagni di gioco, correva in casa, e su nella stanza da studio, a gettarsi ai piedi di Luisa con singhiozzi e un diluvio di lagrime.

«Mirella!... Florian!... Claudio!...» i tre nomi diletti le sgorgavano dalle labbra in accenti disperati, e a stento Luisa poteva consolarla, baciandola, ravviandole i riccioli scomposti, carezzandole la fronte accaldata e le guancie lagrimose, e riaccompagnandola alfine ella stessa in giardino.

Mirella le seguiva, lieve e silenziosa, come un serafino che camminasse in sogno....

Infine non fu soltanto per consolare Chérie che Luisa ritrovò in quei primi giorni d’esilio il suo sorriso. Anche in cuore a lei entrava, timida ospite, la speranza.

V’erano notizie migliori dal Continente; tutta Europa era sorta in armi e combatteva con loro e per loro. Già erano giunte le prime gloriose nuove della battaglia della Marne. Poi, un giorno, arrivò un messaggio da Florian!

Apparve nella colonna degli annunci sulla prima pagina del «Times»; e il signor Whitaker