Pagina:Vivanti - Vae Victis, Milano, Quintieri, 1917.djvu/227

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vae victis! 215

E cadde bocconi ai piedi del medico, scossa da singhiozzi spasmodici come nel parossismo d’un attacco epilettico.

Il dottore la sollevò, l’adagiò sul divano, mentre la signora Yule correva a cercare dell’acqua e dell’aceto per bagnarle la fronte.

Ma il signor Yule fissava su quella figura di dolore il suo occhio grave ed austero.

«Infelice donna,» mormorò. «Essa delira. La sua ragione è scossa.»

«Eh, sì, caro amico,» mormorò il dottore, lanciando sul sacerdote uno sguardo quasi impaziente. «Dite bene: la sua ragione è scossa. È una creatura che sta sull’orlo della demenza.» E il suo occhio esperto percorse la figura tesa e irrigidita, scossa ancora tratto tratto da un tremito convulso.

«È un caso pietoso, un caso assai pietoso,» ripetè il Vicario evitando d’incontrare lo sguardo risoluto del medico. «Ella avrà le nostre più fervide preghiere.»

«Ella avrà la nostra più valida assistenza,» disse il dottore.

Come se questa parola fosse giunta allo spirito di Luisa, essa fremette, sospirò ed aprì gli occhi. La signora Yule era china sopra di lei, il suo braccio protettore la circondava. Luisa con un singhiozzo richiuse gli occhi.