Pagina:Vivanti - Vae Victis, Milano, Quintieri, 1917.djvu/252

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240 annie vivanti

Ella non rispose. Ancora, ancora quel batter d’ali nel cuore? Cominciava ad impaurirsi. Che fosse «angina pectoris» o qualche altra strana e terribile malattia? Non le dava dolore, ma la faceva vibrare da capo a piedi.

«Siete proprio pâle et pourtant rose, in questo momento,» ripetè Giorgio guardandola. Poi soggiunse con un po’ d’amarezza nella voce e rendendole il libro: «State pensando al giorno in cui sposerete il vostro soldato belga?»

«Forse non vivrò fino a quel giorno,» mormorò Chérie a voce spenta. Il fremito non cessava, non cessava!

«Che idea!» esclamò Giorgio.

«E quanto a lui,» continuò Chérie con un singhiozzo, «forse a quest’ora me l’avranno già ucciso.»

«Ma no!» esclamò Giorgio. «Non dite questo. Vive, vive certo. E voi vivrete. E sarete tanto felici. — Quanto a me,» soggiunse rapido, «io vado a divertirmi un mondo. Ho idea che mi manderanno ai Dardanelli... I Dardanelli! Che bel nome allegro! Pare uno scampanellìo a festa.» E rise cacciandosi all’indietro i capelli dalla fronte chiara ed aperta. «Mi piace l’idea di andare ai Dardanelli.»

«Vi auguro fortuna,» disse Chérie guardan-