Pagina:Vivanti - Vae Victis, Milano, Quintieri, 1917.djvu/333

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vae victis! 321

«A prendere Mirella? Dove? Perchè?»

Chérie alzò gli occhi — erano gli occhi di preda inseguita — e li fissò in volto a lui.

«Mirella... non è più quella di prima.»

Florian si sentì stretto alla gola come se una tigre l’avesse azzannato.

«Cos’ha?»

«Non riconosce nessuno...» balbettò Chérie, «e non parla più.»

«Non parla più?» Florian stentava a respirare. «Che cosa — che cosa vuoi dire?»

«È muta,» disse con un singulto Chérie.

«Muta!!...»

Ansante Chérie continuò: «Si è spaventata... in quella notte... quella notte della mia festa...»

Non potè dir altro. Tacque. Ed anche Florian improvvisamente non parlò più.

Il silenzio di lui sembrò cadere come una roccia sul cuore di Chérie. Il sudore freddo le perlò sulla fronte.

«Parla,» disse lui alfine con voce rauca.

«Sono venuti qui i nemici...»

«Lo so, lo so che attraversarono Bomal,» gridò Florian soffocato. «Ma non vennero in questa casa?»

Per tutta risposta Chérie lo guardò negli occhi.

E di nuovo cadde su loro il silenzio — il silenzio fatidico, sinistro.