Pagina:Vivanti - Vae Victis, Milano, Quintieri, 1917.djvu/334

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Allora Florian si levò in piedi e si scostò un poco da lei.

«Vennero in questa casa,» ripetè come se parlasse in sogno. Aveva le labbra secche e la gola arida; udiva la sua propria voce, e gli sembrava remota, come se non appartenesse a lui. «Che cosa — che cosa accadde a Mirella?... Le fecero del male?»

«No. Aveva paura.... strillava.... allora l’hanno presa... e l’hanno legata là, a quella ringhiera —» additò colla mano tremante la balaustra di ferro battuto a fogliami e fiori.

Ed anco una volta il terribile silenzio di Florian le cadde sul cuore come un masso pesante, soffocandola, togliendole il respiro e la vita.

Dopo molto tempo Florian si mosse. Indietreggiò, scostandosi ancora più da lei; le sue labbra si movevano senza ch’egli potesse pronunciare le parole.

«E a te.... » la voce gli uscì rauca, a scatti, di tra i denti chiusi, «a te?... Cos’hanno fatto?»

Silenzio.

Egli attese, attese a lungo, poi ripetè la domanda.

«A te — cos’hanno fatto?»

D’improvviso Chérie cadde in ginocchio e si nascose il volto tr