Pagina:Vivanti - Vae Victis, Milano, Quintieri, 1917.djvu/336

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Con un grido di creatura ferita egli levò al cielo i pugni serrati; il sangue gli scorreva sui polsi dalle palme lacerate, e le lagrime — le lagrime roventi che corrodono l’anima d’un uomo — gli scorrevano sul volto scarno e straziato.

Eccola lì, la creatura rovinata e infranta! Eccola lì, prona davanti a lui; simbolo della sua patria — della sua patria rovinata e devastata.

Perdute, perdute entrambe!... Spezzate, contaminate, impure.

Ah, invano egli verserebbe per loro tutto il suo sangue e tutte le sue lagrime. Nulla, nulla più varrebbe a salvarle, nulla più varrebbe a rialzarle nella loro primiera gloria e purità!

Perduta l’anima della donna, straziata l’anima della patria!...

Iddio! dov’è la Tua giustizia? — Dov’è la Tua pietà?


Scese su loro il grigio crepuscolo e velò d’ombra il viso della donna che doveva terminare la tragica confessione.

L’uomo non parlò più. Accasciato su di una seggiola, colla fronte nelle mani, gli pareva di essere morto — morto in un universo morto.