Pagina:Vocabolario italiano della lingua parlata, 1893.djvu/289

Da Wikisource.

CARITATEVOLE. 233 — CARNE. vero ragazzo! carità, se ce n'è. «I quali due modi si usano vedendo mal- trattare bestie o straziare robe al- trui. ; 1 Affetto potente e sincero : « Ca- rità di patria, del pubblico bene : - Carità di padre. » ||Benevolenza, Amo- revolezza ; « Trattare, Correggere, Riprendere con carità. » || Elemosina, in quanto 6 modo efficace per dimo- strare amor del prossimo: «C'è un po- vero che chiede la carità: - Signorino, un po' di carità per l'amor di Dio. » Il Favore, Piacere efficace: «Fammi la carità, portami questa lettera al ministro. » Il Carttó fiorita, dicesi fa- miliarm. per Opera segnalata di bene- ficenza: « Soccorrendo quella vedova, sarà una carità fiorita.» I Carila pe- losa, Quella di coloro che, sotto spe- cie di aiutare il prossimo, cercano di avvantaggiarsi per sé, o mediante atti di carità fìnta cercano di corrom- pere altrui, il Per carità, è modo che si usa in significato prcgativo e de- precativo: « Per carità, mi salvi da questo pericolo: - Per carità, mi ri- sparmi questo dolore. > Il Dalla carità pigliano nome certi istituti, congre- gazioni ec. che hanno per fine di es- sere utili alla gente travagliata e lan- guente : « Le suore di Carità : - Istituto di Carità, ec. > — Dal at. charitas. Caritatévole, ad. Che fa molta ca- rità, Elemosiniere : < È un uomo molto caritatevole. » Caritatevolmente, avv. Al modo di chi è caritatevole : « Lo ricevè in casa caritatevolmente. » Caritativamente. avv.Lo stesso che Caritatevolmente. Caritativo, ad. Lo stesso che Ca- ritatevole. Carlino, s. m. Nome di una antica moneta del Regno di Napoli, il Dare o Avere il resto del carlino, vale Dare o Avere la giunta, il resto; e dicesi sempre di danni, dispiaceri, gastighi, molestie, e simili: «Tu lo gastigasti ieri; e se viene da me, gli darò io il resto del carlino. » Carlo. Nome proprio, snl quale si forma la maniera farai!. Aver fatto quanto Carlo in Francia, per signifi- care che altri ha condotto a prospero fine una impresa difficile e laboriosa: <! Questa, grazie a Dio, è condotta a fine: credi, mi par d'aver fatto quanto Carlo in Francia. » Carlóna (Alla). Modo avv. Senza cura. Alla grossa e senza badare alla squisitezza, alla eleganza: «Vestire alla carlona, Scrivere alla carlona, » quasi dica, come usava a' tempi di (jarlo Magno, che in certi poemi ca- vallereschi è chiamato Cartone. Carme. s.m.Componimento poetico; e nel pi. significa anche Versi; ma e noll'un senso e nell'altro è voce della poesia. || In senso speciale si dà oggi questo nome a un Componi- mento in versi sciolti, di grave argo- mento, come il Carme de' Sepolcri di Ugo Foscolo. — Dal lat. Carmen. Carmelitano, ad. Aggiunto di Or- dine monastico, istituitone! Sec. XII in onore della Vergine, e cosi detto per essere stato fondato in principio sul monte Carmelo nella Galilea: « Frati carmelitani ; Suore carmeli- tane. » Il In forza di sost.: « I Carme- litani vestono di tanè e bianco:-! Carmelitani scalzi parimente. » Carminare, tr. Propriam. Cardare la lana, ma oggi usasi soltanto nel fig. e in modo familiare per Dir molto male de'fatti d'alcuno. Rilevarne gli errori, i difetti con sottigliezza ma- ligna. WCarminare, T. med. Sciogliere, Cacciar via, specialm. i fiati e le ven- tosità. Part.p. Carminato.— Dal lat. carminare. Carminativo, ad. T. med. Che fa espellere i fiati, le ventosità; e usasi anche in forza di sost. Carmine. «. m. Usasi per Carmelo nelle maniere Frate del Carmine, Convento del Carmine, Chiesa del Car- mine, e assol. Il Carmiìie, per Frate carmelitano. Convento, Chiesa, dei Carmelitani; Madonna del Carmine per La Vergine del Carmelo. Carminio, s. m. Colore rosso finis- simo, che si estrae dalla cocciniglia, e serve generalmente per miniare. Carnàccia. pegg. di Carne: «Que- sta è una gran carnàccia: dev'esser di bestia malata.» Il Carnàccia, suol dirsi di Persona lenta, pigra e ne- mica del lavoro: «L'ho preso per servitore; ma è una, carnàccia, e lo mando via subito: -E una gran car- nàccia! non se ne può sperar nnlla. » Carnagióne, s. f. Colore dell'abito esterno del corpo umano, e special- mente il Colorito del, viso: « Ha una bella carnagione: - E brutta di car- nagione: - Carnagione bruna, bianca e rossa come una rosa. » Carnàio. ». m. Nome che davasi a una Sepoltura comune di spedali, o di chiese. Il T. macell. Il luogo dove si mette la carne macellata per con- servarla, li Macello, Strage: «La bat- taglia di Sédan fu nn vero carnaio. » Carnale, ad. Di carne: « Per i mi- stici il corpo è la prigione carnale dell'anima. » il Che perviene dalla con- cupiscenza, dalla lussuria, o, come dicono gli ascetici, dalla carne: « Pia- ceri carnali. Peccati carnali. » || Che è dato ai diletti della carne: « È l'uomo più carnale di tutta Firenze.»i|Detto di fratello o sorella. Nato dal mede- simo padre e madre. 1! ^^. di cosa che abbia stretta relazione con un'altra: « La rettorica è sorella carnale della oratoria: -Certe filosofìe son sorelle carnali della pazzia. » [Cugini carnali sono Quelli nati di due fratelli. Carnalità, s. f. astr. di Carnale ; Ap- petito carnale; e nel pi. i Diletti della carne. Carnalmente, avv. In modo car- nale. Secondo gli appetiti della car- nalità: « Epicurei che vivono carnal- mente.» Il Secondo la carne, contrario di Secondo lo spirito: «I monaci si chiamano fratelli, e sono; però non carnalmente ma spiritualmente. » Carname, s. m. Massa di carne pu- trefatta. 11 Quantità di carni cucinate. Carnascialésco, ad. Da carnascia- le, che già fu detto per Carnevale. || Con(icarnascia/psc/ti, si dissero quelle Canzoni, che anticamente si andavano cantando per Firenze dalle masche- rate. Carnato, s. m. Lo stesso che Car- nagione ; ma solo quando essa è fre- sca e colorita: «Fanciulla di nn bel carnato. » Carne, s. f. La parte muscolare de- gli animali che hanno sangue, e che è ricoperta dalla pelle. E propriam. dicesi Quella degli animali terrestri o dei volatili, quantunque non di rado dicasi altresì di quella dei pesci. Il Carne viva. Quella di corpo vivente e che ha tutta la sua sensibilità; e Carne moria, Quella che per qualun- que cagione è divenuta insensibile. |I Più particolarmente dicesì Quella de- gli animali uccisi, la quale serve a noi (li nutrimento: «Comprare la carne; Cuocere, Mangiare, la carne: - Un piatto di carne. Un taglio di carne: - Carne di manzo, di vitella, di maia- le, ec.:- Carne dura, tigliosa, frolla, fresca, ec. » !| Carne grotsa, La carne del manzo o della vitella, per distin- guerla da quella dei minori animali: « La carne grossa fa miglior brodo. » Il Carne battuta, Carne tritata minu- tam. per fame polpette, il — insac- cata. Quella di maiale tritata e messa in budelli, come i salami, le sal- sicce, co. I i — salata, Carne perle più di maiale, acconcia col sale a fine di conservarla, come il prosciutto, la spalla, e simili. || Carni nel pi. di- ciamo intendendo della parte este- riore del corpo umano, specialm. ri- spetto alle qualità del colorito, della morbidezza, sodezza, floscezza, e si- mili: « Carni morbide, sode, flosce, vizze: -Carni che paiono un avorio: - Carni scure, untuose, ec. » ii Carne prendesi anche per la Superfìcie di essa. La cute; onde le maniere Por- tare, Tenere ec. sulla carne qualche cosa: « E co.si caloroso, che d'inverno non tien nulla sulla carne: - Non posso sentir nulla sulla carne: -La eamiciuola va portata sulla carne. » il Tra carne e carne, lo stesso che Tra l'una e l'altra pelle, li E talora anche per Corpo umano, specialm. in contrapposizione di Spirito: «Lo spi- rito è pronto, ma la carne è inferma: - Il figliuolo di Dio prese umana carne nel seno di Maria. » i| Onde la ma- niera famil. In carne e in ossa. Nel proprio sno corpo. Nella propria per- sona. Lui e non altri: «Era lui in carne e ossa: - Che ombra? era un uomo in carne e ossa.» li Carne, più spesso con qualche aggiunto posses- sivo, diconsi i Figliuoli: « Finalmente ò mia carne, sapete; e non voglio che sia strapazzato da nessuno : - Madri scellerate che vendono la propria car- ne. » Il Per Carne intendonsi anche gli Appetiti sensuali: «Il mondo, il de- monio e la carne: -Peccati di carne: - Stimoli della carne.»; lAnche Gli umani bisogni e le debolezze; onde volendo dire che tutti siamo soggetti alle pas- sioni, alle debolezze, ai bisogni pro- prj dell'umana natura, diciamo: ^Siam tutti di carne, o di carne e ossa: <c Non bisogna esser troppo severi con gli altri, pensando che tutti siamo di carne : - Son di carne anch'io, e ho bisogno di un po' di riposo. » Il Car- ile, dicesi per similit. La polpa di tutte le frutte, li 7n carne, quasi a modo d'aggiunto, detto cosi d'uomo come d'animale, vale Grassoccio,Pro- speroso: quindi le maniere Essere, Tornare, Rimettersi, in carne, e si- mili, che valgono Essere o Rifarsi grasso: «Dopo quella malattia era secco allampanato, , ma ora s'è ri- messo in carne:- È poco in carne questo vitello. » il .Awere o Volere la carne senza l'osso, dicesi proverbialm. per Voler gli utili senza gì' incomodi. Far carne, vale Fare strage o ma- cello: più comunem. oggi in modo famil. Far ciccia. Far carne, dicesi anche talora degli animali di rapina, o di fiere, per Far x>veda. Mettere, o Porre molta troppa carne al fuoco, diciamo con maniera proverb. per Metter m;ino o Attendere a molte