Pagina:Volpini - 516 proverbi sul cavallo.djvu/39

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Alimentazione. 13

mettesse a suonare a distesa. — Sia fatto entrare chi suona — ordina il Duca. Accorrono le guardie, ma ben tosto ritornano e riferiscono la corda essere stata tirata da un cavallo vecchio e sciancato. Scoppiano in risa gli astanti, ma il Duca voltosi a loro: — Sappiate, signori, che la giustizia estende la sua protezione anche alle bestie. Si chiami il padrone del cavallo. — Era questi un ricco signore della cittá, il quale arrossendo, dovette confessare essere stato il cavallo in sua giovinezza un bello e nobile animale, di cui egli si era servito in molte guerre, ma che ora, non essendogli più di alcun utile, causa la vecchiaia e gli acciacchi, gli avea dato il largo. Lasciato libero il cavallo, spinto dalla fame aveva addentata la corda. Udita la confessione di tanta ingratitudine, il Duca dopo aver severamente rimproverato quel gentiluomo, gli ingiunse di riprendersi il cavallo nelle scuderie e di trattarlo come e meglio anzi degli altri suoi cavalli più giovani.»

28. Il caval che non vuol fieno, affamisi e dopo s’infreni.

Questo, che a tutta prima pare un proverbio che dia un consiglio barbaro, non è che giusto. Se il caval non vuol più fieno, è segno che è satollo, e se uno lo sottoponesse al lavoro specialmente se un po’ violento, come sarebbe il correre, il galoppare, il saltare, ne seguirebbero dei disturbi gastrici. Per non andar incontro a pericoli di malattie, sarà bene lasciar che la digestione sia compiuta interamente, per modo che al cavallo sia ritornata la fame, ed allora si potrà infrenarlo, cioè sottoporlo al lavoro. Sarebbe invece barbaro affamare il cavallo che non volesse fieno perchè di cattiva qualità o di odore ributtante.