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Cavallo e cavaliere 25

uno vede od esamina, se ne può pensare quel che più talenta, ma palesarne i difetti, discuterli, questo poi no, ed il galateo equestre, di cui il proverbio citato è un riflesso, ce ne ammaestra. Neanche coi negozianti è permesso criticare i cavalli che ci fanno vedere; basterà dir loro che il cavallo non è del genere o del mantello che si desidera, o trovare qualche altra ragione di simile natura, senza spifferargli chiaro il vero motivo del rifiuto. Peccano poi di vera ingratitudine coloro che, avendo avuto in prestito da un amico un cavallo, dopo essersene serviti, per aver l’aria di essere intelligenti ippofili e buoni cavallerizzi, non si peritano dal rilevarne in pubblico i difetti che gli hanno trovati o che credono aver scoperti in esso.

11. A cavallo di fuoco, uomo di paglia, a uomo di paglia, cavallo di fuoco.

Cioè, a cavallo focoso, occorre un cavaliere calmo, ed a cavallo pigro, cavaliere ardito.

12. A cavallo giovane, cavalier vecchio.

Vale ad ammaestrare che bisogna essere esperto cavallerizzo per domare un cavallo giovane, e che per riescire a bene occorre diligenza, perizia, pazienza e prudenza, che sono le doti di un vecchio cavaliere. Non si vedrebbero tanti cavalli viziosi se si avesse sempre presente l’insegnamento di questo proverbio. Le prime istruzioni decidono dell’avvenire del cavallo nel modo più assoluto, da ciò emerge chiaro la convenienza di affidare i cavalli giovani a cavalieri esperti.

13. A cavallo sboccato, vecchio cavaliere.

Sarebbe un grave e pericoloso errore affidare