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Pagina:Voltaire - Candido o l'ottimismo.djvu/57

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parte prima. 51

di tutti i sogni che si spacciano da qualche tempo. — Ma a qual fine questo mondo è stato dunque formato? ripiglia Candido. — Per farci arrabbiare, risponde Martino. — Credete voi, dice Candido, che gli uomini si siano sempre vicendevolmente straziati, come lo fanno al presente? ch’essi siano sempre stati bugiardi, furbi, perfidi, ingrati, assassini, pieni di debolezze, ladri, vili, invidiosi, ingordi, ubbriaconi, avari, ambiziosi, sanguinari, calunniatori, discoli, fanatici, ipocriti e pazzi? — Credete voi, dice Martino, che gli sparvieri abbian sempre mangiato degli uccelli quando ne han trovati? — Sì, senza dubbio, dice Candido.Ebbene, soggiunge Martino, se gli sparvieri han sempre avuto il medesimo carattere, perchè volete voi che gli uomini abbian cambiato il loro? — Oh, dice Candido, vi è ben differenza perchè il libero arbitrio....

Così ragionando arrivarono a Bordeaux.

CAPITOLO XXII.

Ciò che accadde in Francia a Candido e a Martino.

Candido non si trattenne in Bordeaux che tanto tempo quanto gliene abbisognò a vendere de’ ciotoli d’Eldorado, e per provvedersi d’una buona carrozza a due posti, non potendo più discostarsi dal suo filosofo Martino. Si separò solamente, e con rincrescimento dal suo montone, lasciandolo all’Accademia delle scienze di Bordeaux, la quale propose per soggetto del premio di quell’anno di trovare perchè la lana di quel montone era rossa; ed il premio fu assegnato ad un sapiente del nord, che dimostrò per A più B meno C diviso per Z, che il montone dovea esser rosso o dovea morire.

Intanto tutti que’ viaggiatori che Candido incontrava nell’osteria per la strada che faceva, gli dicevano: «noi andiamo a Parigi.» Questa festa universale fece finalmente anche a lui venir la voglia di vedere quella capitale, tanto più che non molto si discostava dal cammino per Venezia.

Entrò egli per il borgo di San Marcello, e credè di essere nel villaggio più vile della Westfalia.

Appena Candido giunse al suo albergo fu assalito da una leggiera malattia causata dalle sue fatiche, e siccome aveva in dito un diamante smisurato, e si era veduta fra il suo equipaggio una cassetta eccedentemente pesante, egli ebbe immediatamente presso di lui due medici, stati mandati da alcuni intimi amici, che non l’abbandonavano, e due bacchettone gli facevano scaldare le bevande; Martino diceva: — Mi ricordo di essere stato ammalato anch’io a Parigi nel mio primo viaggio, e perchè ero molto povero,