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Pagina:Vuoto (1876).djvu/7

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stendeva una immensa striscia di luce infocata, la quale si rifletteva e duplicava nel limpido specchio del mare; dalla parte opposta, in mezzo al riflesso di questa luce, spiccavano alcuni punti di fuoco, come un capriccioso zig-zag di vivi rubini su d’un diadema: era il Vesuvio leggermente in eruzione. Alcune nuvolette trasparenti e rosee, come l’incarnato d’una fanciulla sentimentale, si sfumavano in cielo, fondendosi leggiadramente con l’azzurro carico dell’atmosfera e formando delle tinterelle violacee, che un pittore avrebbe pagato metà della sua vita per poter carpire e portare su la tela. E in mezzo a tutto ciò, indovinate, la luna che faceva capolino, da dietro il Vesuvio, anch’essa circondata da un velo rossiccio, anch’essa che si mischiava col suo sereno sorriso da vergine in mezzo a quel fuoco di gioventù e d’amore.

Si preparava, come suol dirsi, una bella serata d’inverno. La passeggiata era sul finire; le carrozze si facevano sempre più rare; e quelle che rimanevano, affrettavano l’andatura: si cominciavano ad accendere i fanali.

Ho detto che le carrozze se ne andavano, quindi se ne andavano anche gli eleganti pedoni. Certe cose sono inutili a dirsi, e si sa che le passeggiate pubbli-