Pagina:Vuoto (1876).djvu/6

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, e che la fissa prepotentemente, al pari d’una bella fanciulla, la quale, si presenti come voglia, è sempre bella. Sembra che una sirena con una bacchetta magica, battendo su le acque, abbia detto: «Qui voglio un giardino.» e un giardino è comparso su la superficie del mare. Questa, più o meno, è una imagine poetica, ma più o meno, credo che renda in realtà il carattere di quel sito. Lì la fantasia fa piccolo sforzo a rappresentarsi l’incantatrice dei mari «a veder di piacer piena» che sorge splendida di stille e di nudità, e ripara all’ombra misteriosa di quei giardinetti eternamente fioriti. L’anima si culla beata, come in un sonno voluttuoso e dimentica tutte le asprezze e le angolosità della vita; si ha bisogno di dolcezze, di amore, di baci, di canzoni, di corone di rose; corre spontáneo su le labbra l’inno pagano di Catullo. Nel romorío lontano dell’acqua si crede sentire il gemito d’una vergine innamorata; dolore, guerra, lotta della vita sono brutte antitesi, note discordanti per l’ar monia di quel sito. E Posillipo e Mergellina, quella sera si mostravano con una sfarzosa veste d’inverno. Era il tramonto d’una bella giornata di marzo. All’orizzonte si