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— «Ah, ah, ah! Egli mi disse che troverei un Giudeo — un cane di un Giudeo — ammazzando il quale avrei servito gli Dei!» —

— «Chi te lo disse?» — chiese Ben Hur, stringendogli la mano.

— «Egli — Messala — ah, ah!» —

— «Quando, Thord?»

— «Ieri notte.» —

— «Credevo che fosse malconcio.» —

— «Egli non camminerà mai più. Mi parlò dal suo letto, tra spasimi ed urli.» —

Era un quadro vivo, disegnato in pochi tratti; e Ben Hur capì che il Romano, se fosse sopravvissuto, avrebbe covato un odio inestinguibile, e gli sarebbe stato sempre pericoloso. Solo la vendetta gli rimaneva per addolcire la sua vita rovinata; donde quel suo convulso aggrapparsi alla fortuna, perduta nella scommessa con Samballat.

Ben Hur fissò gli sguardi nel futuro, e vide in quante guise il suo nemico avrebbe potuto nuocere ai suoi disegni, intralciare la grande opera intrapresa pel servizio del Re.

Perchè non ricorrere ai metodi del Romano? Questo uomo, prezzolato per assassinarlo, si poteva comperare per uccidere Messala.

Egli poteva offrirgli un prezzo maggiore.

La tentazione era forte; e, quasi in procinto di cedere, i suoi occhi incontrarono per caso il cadavere del suo avversario, col pallido volto scoperto, così simile al suo.

Gli balenò un’idea e chiese:

— «Thord, quanto ti ha dato Messala per uccidermi?» —

— «Mille sesterzii.» —

— «Tu li avrai; e purchè tu eseguisca a puntino i miei ordini, ne aggiungerò altri tremila dei miei.» —

Il gigante espresse il suo pensiero ad alta voce:

— «Ieri ho vinto cinquemila sesterzii; dal Romano mille — fanno seimila. Dammene quattro, buon Arrio — quattro altri — e io t’aiuterò, quand’anche Thord, il mio divino omonimo, mi dovesse fulminare col suo martello. Dammene quattro, e, ad una tua parola, ti freddo quel bugiardo patrizio; ho solo da coprire la sua bocca con la mia mano — così.» —

Il gesto che accompagnò queste parole era suggestivo.

— «Capisco» — disse Ben Hur: — «diecimila sesterzii sono una fortuna. Ti permetteranno di andare a Roma e di


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