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rebbe riuscito se non avesse avuto l’appoggio di Simonide, il quale lo forniva di armi e di danaro, e quello d’Ilderim che vegliava su di lui nel deserto e gli portava viveri e provviste. E anche allora i suoi sforzi sarebbero stati vani se non lo avesse aiutato l’ingegno dei Galilei.

Sotto questo nome eran comprese le quattro tribù Asher, Zabulon, Ittacar e Naftali, abitanti nei distretti originariamente a loro destinati.

L’Ebreo, nato nelle vicinanze del Tempio disprezzava i suoi confratelli del nord; ma contro di lui stava la testimonianza del Talmud eterno: — «Il Galileo ama l’onore e l’Ebreo il denaro.» —

Animati da un odio per Roma pari soltanto all’affetto che sentivano pel proprio paese, in ogni rivolta essi erano sempre i primi ad entrare in campo e gli ultimi a lasciarlo. Cento e cinquanta mila Galilei perirono nell’ultima guerra con Roma. In occasione delle grandi Feste essi si recavano a Gerusalemme, marciando con tende e cavalli, come un esercito. Tuttavia avevano sensi liberali e tolleravano fino il paganesimo. Provavano un giusto orgoglio per le bellissime città, Romane nella loro apparenza, che Erode aveva costruite specialmente nella Seforide e nella Tiberiade, alle quali avevano validamente contribuito col lavoro delle proprie braccia. Tenevano per concittadini i popoli di tutto il mondo, e vivevano in pace con loro. Alla gloria del nome Ebreo contribuirono poeti, come l’autore del Cantico dei Cantici, profeti come Hosea.

Sopra un tale popolo, così svelto, così superbo, così valoroso, dotato di tanta devozione e d’una così fervida fantasia, il racconto della venuta del nuovo Re non potè non avere una straordinaria efficacia. Il fatto solo ch’egli veniva per abbattere Roma, sarebbe stato sufficiente perchè essi si schierassero con Ben Hur; ma quando, per sovrappiù, si disse loro ch’Egli doveva impugnare lo scettro del mondo, che sarebbe stato più potente di Cesare, più saggio di Salomone, e che il suo regno doveva durare eternamente, l’appello fu irresistibile, e li avvinse alla sua causa, corpo ed anima. Domandarono a Ben Hur dietro quale autorità egli parlasse ed egli citò i profeti, e raccontò loro di Balthasar che aspettava lassù in Antiochia. Essi gli credettero ciecamente, poichè era la vecchia e sempre amata leggenda del Messia, a loro comunicata dalle parole del Signore: era il sogno da tanto tempo accarezzato, a cui finalmente si fissava una data certa e sicura. Non si prevedeva più la sola venuta del Re: Egli era già arrivato.