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CAPITOLO II.


Un’ora dopo la scena del terrazzo, Balthasar e Simonide, quest’ultimo accompagnato da Ester, si ritrovarono nella sala grande del palazzo, e, mentre discorrevano fra loro, comparvero Ben Hur ed Iras. Il giovane Ebreo, precedendo la sua compagna, si avvicinò dapprima a Balthasar, scambiando i saluti d’uso, indi si volse verso Simonide, ed alla vista d’Ester trasalì.

Avviene qualche volta che il nostro cuore si mostra capace d’accogliere due passioni dominanti ad una volta. L’ardore dell’una non esclude la coesistenza dell’altra, a condizione però che questa rimanga in uno stato poco più che latente. Le speranze ed i sogni nutriti da Ben Hur, l’influenza esercitata su di lui dalle condizioni del paese, insieme al fascino dalla bella Egiziana, avevano fatto del giovane, nel più largo significato mondano della parola, un uomo ambizioso; e di mano in mano che questa sua passione si accresceva, le risoluzioni e gl’impulsi d’altri tempi andavano impercettibilmente, ma sicuramente affievolendosi, fin quasi a perdersi nell’oblìo. Non giudichiamolo troppo severamente, caro lettore. Il dimenticare è un facile peccato in gioventù, e poi nel caso particolare di Ben Hur, era ben naturale che le sue sventure ed il mistero in cui era avvolto il destino della sua famiglia, sempre meno lo preoccupassero quanto più vicina facevasi la meta delle sue nuove aspirazioni.

Come dicemmo, egli rimase sorpreso al vedere il cambiamento che il tempo aveva operato nell’aspetto della bellissima Ester, e nell’istante in cui si arrestò a contemplarla una voce interna corse a rammentargli i voti dimenticati ed i negletti doveri.

Per un momento ne fu turbato, poscia, ritornando padrone di sè, esclamò: — «Pace a te, dolce Ester, e a te, Simonide, che all’orfana facesti da padre. Che la benidizione del Signore ti protegga!» —

Ester lo ascoltò cogli occhi fissi a terra. Simonide rispose:

— «Faccio eco al saluto che ti diede il buon Balthasar! — Figlio di Hur, che tu sia il benvenuto nella