Pagina:Walpole - Il castello di Otranto, 1795.djvu/176

Da Wikisource.

163

sto mio vil corpo, andate, e fate uno scavo appiè del settimo albero che troverete a man sinistra nell’uscir dal mio povero tugurio, e le angosce vostre saranno... oh cielo! ricevi in pace l'anima mia; ed in così dire, il devoto anacoreta spirò. Tosto che avemmo, posto il santo corpo sotterra c’incamminammo sul far dell’alba per eseguir le avute istruzioni, ma qual fu il nostro stupore, quando, dopo avere scavato a sei piedi di altezza il terreno, trovammo una spada smisurata, ed è quella appunto che avrete veduta giù nel cortile. Sulla lama allora sguainata alcun poco, e poi rientrata nel fodero nel fare sforzi per estrarla di là, erano scritte queste parole... ma principessa,” disse il marchese, rivolgendosi ad Ippolita, “permettetemi di tacerle: siccome ho gran venerazione per voi, e pel vostro grado, così non vorrei commettere un’inciviltà, offendendo le vostre orecchie con parole che troppo vi affliggerebbero, facendo esse poco onore a persona la qual vi è cara.”