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Ostrog 159


Mentre egli parlava, Graham vedeva al disopra di tali rovine, un edifizio bianco, enorme e devastato che pendeva e si elevava ad una grande altezza. Quella massa era rimasta isolata dall’implacabile distruzione degli edifici da cui era circondata: nel luogo delle gallerie travolte dal disastro, si aprivano grandi aperture nere: Vaste sale dalle pareti rovinate, mostravano lugubremente le loro sfarzose decorazioni, e lungo le mura screpolate pendevano festoni di canapi strappati dalle estremità attortigliate, di corde e di fusti metallici.

In mezzo ad un tale ammasso si vedevano muoversi piccole macchie rosse: erano i difensori del Consiglio. Ad ogni momento, deboli e lievi sprazzi di luce, illuminavano quelle ombre desolate. A prima vista parve a Graham che un attacco fosse diretto contro quel bianco edifizio: pur nonostante parve a lui che gli insorti non si inoltrassero ma che riparati da quella colossale distruzione, si trascinassero senza posa. Mentre quell’episodio di guerra si svolgeva in silenzio nel centro dello specchio, Ostrog si mise a descrivere al suo compagno, con frasi concise, in qual modo gli assediati avessero cercato di isolarsi nel timore di un assalto. Egli parlava con grande indifferenza della perdita d’uomini prodotta da una tale catastrofe e indicava un cimitero improvvisato in cui in certo punto, o mostrava alcune ambulanze che formicolavano lungo quel solco pieno di rovine, che un tempo conduceva ad alcune strade mobili.

Manifestò maggior interesse indicando le diverse parti del Palazzo del Consiglio, e le disposizioni degli assedianti; in capo a pochi minuti la guerra civile che aveva sconvolto tutta Londra, non fu più un