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Insonnia 11


Ad un tratto sentì dietro a sè la sua padrona di casa che usciva di cucina col lume in mano: la raggiunse alla porta del salottino, ma provò un certo imbarazzo a doverle spiegare a bassa voce la sua situazione, poiché ella non sapeva che egli avesse un visitatore. La donna si ritirò portando via il lume, un po’ diffidente a giudicarne dalle sue maniere. Isbister si rimise a far la guardia all’angolo del portico, rosso in volto e un po’ impacciato.

Molto tempo dopo, quando ebbe finito di fumare, e dopo aver seguito pazientemente i pipistrelli nei loro giuochi, la curiosità trionfò sulla sua esitazione, e a gran passi ritornò nella sua camera già oscura. Sulla soglia si fermò un momento: lo straniero era sempre nella medesima posizione: la sua figura si delineava bruna nel vano della finestra. Eccettuato il canto di qualche marinaro a bordo delle barche nel porto, la serata era silenziosa; fuori i fusti degli aconiti e dei delphinium si ergevano dritti e immobili, aspettando che l’ombra della collina li inghiottisse.

Una luce improvvisa invase lo spirito d’Isbister: trasalì, e, appoggiandosi alla tavola, stette in ascolto. A poco a poco un sospetto doloroso s’impadroniva di lui; diveniva convinzione. Lo stupore da cui fu assalito si cambiò in spavento. Nessun sintomo di l’espirazione in quell’uomo sempre seduto. Senza far alcun rumore strisciò lentamente attorno alla tavola fermandosi due volte per ascoltare: finalmente potè posare la mano sul bracciuolo della poltrona e si chinò sullo sconosciuto fino a che le loro teste non si toccarono insieme. Quindi si chinò ancora più in basso per vedere il viso del suo compagno. Trasalì violentemente ed emise un grido. Gli occhi erano