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L’eco del tumulto 39

— Moltissimo.

— Il mondo.... ciò’ che ne vedete vi parrà strano?

— Per quanto; strano mi possa sembrare, bisognerà pure che ci viva.

— Lo capisco anch’io, — E prima di tutto, non ritenete necessario ch’io abbia di che vestirmi?

— Vi hanno detto.... — cominciò a dir l’uomo grasso; ma s’interruppe: l’uomo dalla barba, bionda scambiò un’occhiata con lui, quindi si allontanò.

— Ma è proprio vero ch’io ho dormito duecento anni? — domandò Graham.

— Ve l’hanno detto, non è vero? Duecentotrè, per essere esatti.

Ora Graham cedeva alla realtà: colle sopracciglia rialzate, gli angoli della bocca abbassati, egli rimase un momento senza parlare, quindi domandò:

— Qui vicino vi sarà certo o un mulino o una dinamo? — E senza aspettar la risposta; — Suppongo che le cose sian cambiate in una maniera spaventosa, non è vero? Che significano queste grida?

— Nulla, — disse l’uomo grasso con impazienza.

— È il popolo.... Capirete meglio in seguito.... forse. Avete ragione: le cose sono molto cambiate.

Egli parlava in tono breve, colle sopracciglia contratte, lanciando delle occhiate intorno a sè come se avesse cercato di prendere una decisione, di fronte a una improvrusa difficoltà.

— Ad ogni modo bisogna procurarvi dei vestiti e tutto il resto: intanto sarà meglio che restiate qui: nessuno verrà a disturbarvi. Avete anche bisogno di farvi radere.

Graham si passò la mano sul suo mento rugoso: