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L’eco del tumulto 43

— Fidatevi di me, — rispose il sarto. — La mia macchina sarà qui fra qualche secondo.

— Che cos’è questo? — domandò l’uomo del diciannoVesimo secolo.

— Ai vostri tempi vi veniva mostrato un figurino, — spiegò il sarto. — Osservate invece il progresso moderno.

La bamholina ricominciò le sue evoluzioni con un vestito differente.

— O questo?

E facendo ancora scattare la molla, mostrò un’altra bàmbolina vestita con un abito voluminoso, che, come l’altra, si pavoneggiava sul quàd’rante. Il sarto aveva dei movimenti rapidissimi, ma ciò non gli impedì di guardare due o tre volte, dalla parte dell’ascensore: uscì subito dopo un adolescente anemico dai capelli corti, dai lineamenti che lo facevano somigliare ad un chinese, daH’abito di una tela grossa color celeste pallido. Egli spingeva silenziosamente’ una macchina assai complicata montata su delle rotelle: nello stesso momento il sarto fece sparire il piccolo kinetoscopio e invitò Graham a star dritto dinanzi alla macchina; quindi borbottò alcune istruzioni a cui l’individuo da’ capelli corti rispose con una voce gutturale e in una lingua che Graham non potè capire. Allora quel giovane si diresse verso gli apparecchi, davanti ai quah tenne un incomprensibile monologo mentre il sarto faceva muovere un certo numero di braccia articolate che terminavano con piccoli dischi spiegandole fino a che i dischi si trovassero aderenti al corpo di Graham; uno sopra ogni spalla, altri ai gomiti, un altro al collo e così via di seguito in maniera che alla fine non se ne conta-