Pagina:Zamboni - Pandemonio - Il bacio nella luna, Firenze, Landi, 1911.pdf/394

Da Wikisource.


D’estate, nel fervore infocato, quando tutto è animato dal sole, nel mare vicino le prode si creano nove vite che si vanno ramificando rapidissime come in alberelli; almo lavorìo sotto il sole afrodisiaco. Forse la prima forma di vita, il cristallo. Così forse si formò l’albero della Via Lattea, che per un momento fu tutta un essere vivo.

Ma sempre vi spira una vergine brezza amica. Le gentili meduse, variopinte, iridescenti, dalle movenze armoniche, di giorno rallegrano coi loro colori cangianti; di notte, splendono sommessamente una luce eterea.

A primavera, i novelli tepori, come corporei spiriti, ti aleggiano intorno la fronte.

Sorridono anche nei numerosi dì chiari d’autunno, nubi di diversi colori, qua e là forse con mente di non adunare nembi; onde talora viene ad abbellire una fantasia della natura, l’apparizione di un mondo aereo; la Fata Morgana. Anche in noi forse certi sogni sono una fata morgana de’ nostri sani pensieri diurni.

L’inverno, crudele, micidiale in tante contrade, qui lascia il clima quasi sempre mite, ovvero tutto più puro e perciò benefico ai sofferenti.

Questa visione nuova della vita di natura, chiama le navi d’ogni paese a riposarsi in porto de’ più sicuri, quale è quello di Messina, e a sortire poi per lontani viaggi, ricordando i più bei punti del mondo: Ad alcuni la madre patria, ad altri per un momento questa seconda patria di bellezza e di piacere.

Oh mai, mai, io non potei passare lo Stretto, sia andando in Sicilia, sia tornando al continente calabro, in qualunque tempo e stagione, senza piangere