Pagina:Zamboni - Pandemonio - Il bacio nella luna, Firenze, Landi, 1911.pdf/399

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Indi silenzio: una voragine nel nulla. E ciò in pochi secondi.

Mille e mille accorrono al lido, nudi e piagati, portando corpi esangui o morti.

E l’aria viene sferzata dalla pioggia fredda, greve, micidiale, maledetta che martoria i fuggenti.

E i sussulti si rinnovano fino a che tutto non sia crollato.

Una colonna di fumo nerissimo si ripiega dagli incendj e ricopre la vasta distruzione.

Il mondo intero freme d’orrore e s’appresta a soccorrere.

Quale slancio umanitario spontaneo, quale fiamma di carità si elevò da ogni regione, da ogni gente, e ricca e poverissima, e fe’ accorrere al disastro italiano del cataclisma Calabro-Siculo!

Sì fatto pronto magnanimo intervento generale a provvedere dal cuore, col danaro, colle persone alla moltitudine delle vittime sui luoghi della catastrofe mai s’era visto ancora in nessuna consimile sciagurata occasione.

Fu effetto di telepatia? Certo il terrore, la disperazione, l’agonia di trecentomila individui umani lottanti fra le rovine, invocanti ajuto da un aperto sepolcro, ed anche il disperato terrore di un numero immenso d’animali urlanti furiosi, ebbe un’ascosa potente forza d’appello all’universo.

Poveri animali! Molto più corto il martirio nei macelli, anche il dissanguamento del macellare usato dagli Ebrei per far piacere a Geova prima che si ponga a mensa. (Imbavagliatemi e allora non farò più di queste uscite).