Pagina:Zamboni - Pandemonio - Il bacio nella luna, Firenze, Landi, 1911.pdf/406

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altro!» E fuggì e non se ne seppe più. La catenella fu valutata quattro corone. Ma il Gentilli, da ingegno aurifero, accogliendo la bella idea del suo domestico, la mise al lotto fra gli impiegati della banca e i conoscenti, ricavandone la bella sommetta di novanta corone.

Ah, anch’io la ebbi in mano quella catenella e non me ne poteva staccare.

Che tenue cosa! Carina, carina nell’umiltà del lavoro, già calcolato dall’orefice per chi, meschino, non può spendere. C’era appeso a pendaglio un coricino e un altro gingillo. Poi scopersi che v’erano stati aggiunti, come di furto, due sottili orecchini composti di tre modeste turchine che parevano nascondersi, forse gli orecchini che la fanciulla si trovò in dosso quando si sentì vinta dalla compassione per le vittime del terremoto. Certo quel vezzo era un ricordo, e se fino a quel momento non se ne era privata voleva dire che le era caro. Doppio sacrificio. Ma io sentii che in quel nonnulla v’era una storia, un segreto commovente.

Possa la fanciulla che porterà la catenella avere bene, e come fornita d’un amuleto — espressione di superstizione che adopero solo per farmi intendere — d’altruismo, beare un giorno l’uomo del suo cuore e lasciarla poi ai figli, che se ne ricorderanno quando forse i popoli, levati gli ostacoli, si saranno affratellati tutti quanti, di ogni condizione!

Nei miei bei tempi io, sempre proclive ad amare ignote e defunte, avrei potuto innamorarmi con furore della incognita donatrice e mettermi a ricercarla fra i due milioni e mezzo di questa città.