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GIROLAMO GIGLI
I
Madre, facciamo un cambio: eccoti il legno,
Che sostenne il tuo Dio, dall’Uom svenato;
Tu dammi quel, che al fianco tuo piagato,
Quando Dio ti trafisse, era sostegno.
5Questo fu scala, onde al Celeste Regno
Si ricondusse Adam, dal Ciel cacciato:
E questo per sua guida a Pier fu dato
Quando a Roma tornò sede e triregno.
Questo è del Re de’ Regi e scettro e trono,
10Onde alfin sembra ingiusto e disuguale,
Coll’altro umile appoggio il cambio e il dono.
Ma pur, Madre, cambiamo; a me sta male
Lo scettro in man, che tutto lacci sono,
L’appoggio in mano a te, che sei tutt’ale.
II1
Casto Pastore di più casta Agnella
A pascer gigli tutto il dì la mena,
E quando in Ciel appar l’Alba serena,
A ber l’umor della più pura stella.
5Ma un dì volto a mirar la sua mammella,
Che crede intatta, e pur conosce piena,
Dubbio rimane, e poi del dubbio ha pena,
E tra ’l senso e la Fede il cuor duella.
Alfin la Fè s’arrende, e cheto il piede
10Ei lungi vuol portar; ma una divina
Luce il trattiene, ed alla guardia ei riede.
E in rammentar la graziosa brina,
Che a Gedeon piovve sul velo, ei crede
Pura l’Agnella e al gran Mister s’inchina.
- ↑ S. Giuseppe pensa abbandonar la Sposa gravida senza saper il Mistero.