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III1


Era ogni cosa orror, notte e procella,
     E il pianto e il sangue non avean più sponda:
     Quand’ecco in Ciel la mattutina stella,
     E tre Monti spuntar veggio in quest’onda.
5Uno è quel Monte, in cui Noè rappella
     Il fido augel coll’aspettata fronda:
     L’altro, ove Abram contro ’l suo amor duella,
     Poi col gran cuore il gran coltel seconda.
Il Sina è l’altro, a cui nebbia ed arsura
     10Velan le cime, onde allo stuolo infido
     L’alta legge del Ciel scese in figura.
Ahi Monti, ahi Monti (in fra ’l naufragio) io grido!
     E fian colà, finchè il periglio dura,
     Pace, Fede a Giustizia il nostro lido.


IV


Ferisce Amor due Serafini amanti,
     E nelle piaghe lor forma se stesso:
     Un di raggio, un di sangue ha il fianco impresso,
     Un mostra, un cela i segni illustri e santi.
5E l’uno e l’altro al Feritore avanti
     S’atterra, e vien da Amor, da doglia oppresso
     E all’uno e all’altro indi non è permesso
     Senza appoggio guidare i passi erranti.
Accoglie Siena e questo e quel sostegno.
     10Uno rinverde, ed oggi pure ha vita,
     Chè serví al Serafin del vivo Segno.
E secco e infranto a noi l’altro s’addita,
     Che l’umiltà trafitta anch’oggi ha sdegno
     Mostrar memorie della gran ferita.


V


Volle Virtude un dì mostrarsi anch’ella
     Armata, come amor, di face accesa:

  1. Per l’esaltazione di Clemente XI. in tempi calamitosi. S’allude allo stemma, ch’è tre monti.