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Vidi pronto a nudrir chilo vitale,
10E come prenda un sonnacchioso oblio
In sì bella prigion l’Alma immortale.
Venga chi poscia ha di mirar desìo
L’eterna Provvidenza in corpo frale,
E osservi l’uom chi non conosce Iddio.
III1
Invittissimo Sire, al cui valore
Le superbe cervici il Mondo inchina,
Alla cui maestà pronta destina
La Fama istupidita eterne l’ore;
5Or che dal suo covile uscito è fuore
Il tracio mostro ad apportar ruina,
A empier l’Istro di sangue e di rapina
E di strage e di lutto e di terrore;
Sire, la clava tua, che i mostri atterra,
10Non l’uccide, e nol fuga? e quai litigi
Fan, che non voli a trionfarlo in guerra?
Soffrirai spettatore entro Parigi,
Che le future età dicano: in terra
V’erano i mostri, e pur vivea Luigi?
IV2
Vergine, tu, sotto il cui manto aurato
Fu ne’ perigli suoi Roma difesa,
E scuotendo la terra un Dio sdegnato
Fu dal tuo pianto assicurata, e illesa;
5Oggi, che l’Asia infida è tutta intesa
A condur sull’Italia un Mondo armato,
Mentre col suo Pastor piange la Chiesa,
Porgi al nostro dolor lo scampo usato.