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E lasciò lei fra disperate strida,
Chi ne fu la cagion? la Donna, o Dio?
VII
Dov’è, Signor, la tua pietade antica,
Che in Cielo, in Terra alto così risuona?
Deh stendi omai, stendi la destra amica,
E me tuo figlio al padre suo ridona.
5Poichè gente di te, di me nemica
Odo, che sopra il capo mio già tuona;
Già tra suoi lampi mi ravvolge, e implica:
Fulmini, ch’intorno a me s’aggira, e suona.
E qual gloria n’avrai, Fabbro superno,
10Se l’opra tua miseramente piomba
Nell’orrende voragini d’Averno?
Ah! Dio, che mai da quell’orribil tomba
Non sorse lode al tuo gran nome eterno,
Ma ben dal Ciel, dove ogni lingua è tromba.
VIII1
Vezzosa erbetta e più del sonno molle,
Vaga giunchiglia al più bell’or simile,
Candido giglio, il cui candor gentile
A bianca neve intatta il pregio tolle;
5Croco e giacinto in verdi erbose zolle,
Rose d’ostro dipinte, ond’arde Aprile,
Narcisi alteri e violetta umile,
E ogni altro fiore in fresca riva o in colle:
Sorgete omai, sorgete, e la nevosa
10Stagion vi serbi alla capanna intorno,
Dove quel Dio, che vi creò, riposa.
Vi colga ei solo, e ’l biondo crine adorno
Abbiane, e culla tenera odorosa
Di quelle paglie, ahi troppo dure, a scorno.
IX
Pastor, ch’involi al sanguinoso artiglio
Di fiero lupo il gregge suo diletto:
- ↑ Per la Nascita di N. S. G. C.