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Così Mosè povero nacque, e Ciro:
L’un Te da l’empio Faraon riscosse,
L’altro da’ lacci del superbo Assiro.
IV
Vedi quell’Edra, Elpin, che scherza ed erra
Folta a quel muro intorno, e che la faccia
Par che gli adorni: oh qual ruina e guerra,
Se più s’avanza, di portar minaccia!
5Poichè, mentre tenace a lui si afferra,
E insidiosa lo circonda e allaccia,
Tosto il vedrem precipitato a terra;
Tant’ella ha ne’ piè forza e nelle braccia:
Tal anch’è Amor, s’alligna in giovin petto.
10Oh di qual nuova forma alta e sublime
Par, che il cuor gli rivesta e l’intelletto!
Sterpalo ah presto, Elpin, ch’ove s’imprime,
Tant’oltre stende il suo malnato affetto,
Ch’alfin con l’Alma ogni virtude opprime.
V1
Roma in veder dall’empia etade avara
Scossi i grand’Archi, onde sen gìa superba.
Ed ogni mole più famosa, e rara
Giacer sepolta fra l’arene e l’erba;
5Grave soffrìa di tanti, in cui fu chiara,
Fregi d’onor l’alta caduta acerba;
E più le fean la rimembranza amara
Quei, che miseri avanzi ancor riserba.
Ma respirò, quando più illustre, e altero
10D’ogni edifizio lacero, e sepolto
Vide il Tempio immortal sorger di Piero.
E disse: abbiasi pur ciò, che n’ha tolto
Il tempo rio, s’io già riveggo intero
Qui tutto il Bel d’ogni gran mole accolto.
- ↑ Si celebra il Tempio di S. Pietro come maggior di tutte l’opere antiche.