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5Rupi voi, che giammai non udiste eco
     Rendere umana voce: e voi vicine
     Deserte piagge sparse di pruine
     Udrete il duol che quì mi tragge seco.
L’udrete, e forse al suon de’ miei lamenti
     10D’intorno a me verran mossi e condutti
     Da insolita pietà tigri e serpenti:
Che udendo poscia i miei dogliosi lutti
     E il rigor degli acerbi miei tormenti,
     Non partiran da me cogli occhi asciutti.


XV


S’è ver ch’a un cenno del crudel Caronte
     In un con noi su la funesta barca
     La rimembranza degli affanni varca
     Di là dall’altra sponda di Acheronte:
5Credo, che allor il ferro e le man pronte
     Avrà contro il mio fil la terza Parca,
     E vedrà l’alma di sue spoglie scarca
     Starle de’ mali la memoria a fronte:
Passerà forse il nudo spirto mio
     10Là negli Elisi ov’Innocenza è duce,
     Lieto a goder tranquilla aura serena.
Ma a por su tanti e tanti affanni obblìo:
     Temo che quante pigre acque conduce
     Il negro Lete basteranno appena.


XVI


Invido Sol, che riconduci a noi
     Pria dell’usato il luminoso giorno:
     Odo il nitrito de’ corsieri tuoi,
     Già miro l’alba frettolosa intorno.
5Deh non partire, o Sol, da’ flutti Eoi:
     Lascia che l’ombre ancor faccian soggiorno:
     Col puro scintillar degli astri suoi
     Non è il Cielo men bello o meno adorno.
Se pietoso trattieni un qualche istante