Pagina:Zeno, Apostolo – Drammi scelti, 1929 – BEIC 1970951.djvu/104

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SCENA VII

Lucio Vero, Aniceto e Berenice.

Lucio Vero. Tu miri, o Berenice,

i doni d’un tiranno.
Cesare a te l’invia. Vedi, se sono
al tuo rigor dovuti e a’ torti miei.
Vedi, prendili, o cara,
e con essi il mio cor. Succeda al fine
nel tuo seno ostinato
Cesare a Vologeso. Ama un affetto
che ti fa Augusta; e se ancor forse indegno
son degli affetti tuoi,
ama almen nel mio core
il sovrano poter degli occhi tuoi.
Aniceto. Si, begli occhi, disarmate,
con chi v’ama, i vostri sguardi
dell’ inutile rigor;
né tornate ad irritar,
vaghi ancor di lagrimar,
tanta fede e tanto amor.
Lucio Vero. E taci ancora?
Berenice. Augusto, io tacqui, e intanto
le tue voci ascoltai, vidi i tuoi doni.
Ma se credi che vinta
m’abbia l’orror passato e il ben vicino,
t’inganni assai, t’inganni. Un sol momento
tanto non può. Questo reai diadema
mi è oggetto di terror. Vedi qual prezzo
trovi nell’alma mia. Vedi, il rifiuto,
e con esso il tuo amor. Solo il mio sposo
quel ben saria...
Lucio Vero. Troppo soffersi, ingrata.
Aniceto !