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Al mio fianco ti assidi.
Sallustia. Amato sposo!
Alessandro. Alle scarse ricolte, onde la fame
preme l’itale terre,
la Sicilia provvegga,
ma col pubblico erario.
Sallustia. Clemente e generoso!
Claudio. Tra Tarmi a Pompeiano,
e sotto l’elmo incanuti la fronte;
chiede riposo.
Alessandro. E l’abbia! e doppio goda
il militar stipendio.
Sallustia. Mercede al suo valor, sprone all’altrui.
Alessandro. Claudio, questo è tuo foglio. A me che chiedi?
Claudio. Partir di Roma al nuovo sol col campo.
Desio di gloria ivi mi chiama all’armi.
Sallustia. Claudio, tua fé mi è cara. Anche sul Tebro
da chi a Cesare è fido onor si acquista.
(ad Alessandro) Resti in Roma; io ten prego.
(Cosi servo ad Albina.)
Alessandro. Seguasi il tuo voler. Claudio, ti eleggo
duce de’ miei custodi.
Claudio. Mi onora il grado. (Sofferenza, o core;
è pago il fasto, ed io volea l’onore.)
SCENA VII
Giulia con foglio in mano, e detti.
e da un figlio amoroso
anche tenera madre
spera grazie e le implora.
Alessandro. La madre le comanda e non le chiede.
Sallustia. (Giulia si umile!)