Pagina:Zeno, Apostolo – Drammi scelti, 1929 – BEIC 1970951.djvu/129

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Giulia. In questo foglio espressi

sono i voti dell’alma.
(lo porge ad Alessandro)
Alessandro. Saran giusti, se tuoi;
e se tuoi, sempre cari. Io segno il foglio.
(lo sottoscrive senza leggerlo)
Sallustia. (Ah, lo leggesse almeno!)
Alessandro. Eccolo, o madre,
del mio nome giá impresso.
(levandosi, lo porge a Giulia)
Giulia. Mio core! e sangue mio!
Sallustia. (Temo d’inganno.)
Giulia. Grave affar mi richiede
qui con Cesare sola.
Sallustia. (Che sará?)
(ad Alessandro) Nel lasciarti
sento un dolor piú non inteso ancora.
Giulia. Parti. Breve sará la mia dimora.

SCENA VIII

Giulia e Alessandro.

Giulia. Cesare, Augusto e figlio,

avvicinati e siedi.
Alessandro. Te sola, e te presente,
io cesare non son, non son che figlio.
Tu Augusta sei, tu madre, e questa e quella...
Giulia. Si, la madre e l’Augusta a te favella.
Figlio! Con questo nome
comincio a rammentarti
ciò che mi devi. Cesare! Anche questo
titolo è mio favor. Tal non saresti
s’io non era tua madre.
Elagabalo, il mostro
coronato di Roma,