Pagina:Zeno, Apostolo – Drammi scelti, 1929 – BEIC 1970951.djvu/160

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L’esser teco è mia pena,

e può farsi tua colpa: o vanne, o parto.
Alessandro. Crudeli Se mi sei tolta, e s’ io ti perdo,
non accusar la madre. O Dio! tu sei
cagion de’ mali tuoi, cagion de’ miei.
Da te tu mi dividi;
ti perdo e tu mi uccidi,
crudeli tu vuoi cosi, ma non t’intendo.
Tu vibri nel mio cor
il dardo feritor
e ne mostri pietá, né la comprendo.

SCENA III

Sallustia e Albina.

Sallustia. (Padre, quanto mi costi!)

(ad Albina) Ali, cara Albina,
è favore del ciel ch’io qui t’incontri.
Albina. Oltre l’uso i bei lumi
foschi veggio...
Sallustia. Se m’ami,
porgimi un ferro.
Albina. U n ferro !
neghisi al tuo dolor.
Sallustia. No. A mia difesa
tei chiedo, e tosto il porgi.
Albina. Ah, non far che a dolermi
abbia di mia pietá.
Sallustia. Scaccia ogni tema.
Dolente si, non disperata il chiedo,
non mel ritardi piú la tua amistade.
Albina. (le dá uno stilo) Prendilo. O ciel! che fia?
Sallustia. Con piú pace ti lascio, o dolce amica.