Pagina:Zeno, Apostolo – Drammi scelti, 1929 – BEIC 1970951.djvu/165

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Augusta. .. In cheto sonno

tien chiusi i lumi e dorme. Ah, come puoi,
regai donna del Tebro,
pace goder col tradimento al fianco?
Mille spade a momenti... O padre, o padre,
a una misera figlia
perché sacrificar si nobil vita?
Giulia. (Il padre...! Ah, scellerata!)
(levandosi con impeto)
Sallustia. (Oimè! Labbro infedel tu mi hai tradita.)
Giulia. Piú non giova tacer. Sei rea col padre;
tacerlo era tuo voto e tua vendetta.
Ma pria che l’empio vibri
la sacrilega spada
sia trafitta la figlia e al piè mi cada.
Sallustia. Io rea col padre?... Augusta...
Giulia. Olá, servi, custodi!...
Sallustia. Dal tosco io ti difesi.
Giulia. Si, per farmi perir con piú fierezza;
ma con quel tosco ancora...

SCENA VIII

Marziano con séguito e le suddette.

Voci di dentro. Mòra Giulia, mòra, mòra!

Giulia. Oimè, quai voci!
MARZIANO, usuila porta, con la spada in mano) A tutti,
ed a Cesare istesso
si divieti l’ingresso!
Giulia. Chiuso è ogni scampo. Ah, perfida, trionfa!
Marziano. Augusta, il tempo è questo
di vendetta e di morte. E che? pensavi
che stupido io potessi
i miei torti soffrir? Tale è il mio sangue