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ATTO TERZO

Sobborghi di Troia con parte delle mura di essa diroccate, per le
cui rotture vedesi in lontano il cavallo di legno, fatto giá fare da’ greci.
Nel mezzo sta il sepolcro d’ Ettore.

SCENA I

Ermione e Oreste.

Ermione. Oreste è in Troia! Io lo bramava allora

che lontano il credea; vicino il fuggo,
né so perché... Ma invan lo fuggo. Amore
suH’orme mie lo guida.
Oreste. Quell’Oreste che un tempo
si lusingò di non spiacerti amando,
bella Ermione, a te riede
pien d’amore e di fede.
Ermione. Oreste, o di quest’alma,
e lontano e vicino, ognor gran pena,
qual vieni ! e qual mi trovi !
Oreste. Tu si mesta, perché? quand’io si lieto
nell’amabil tua vista e nella speme
che dall’altrui disprezzo...
Ermione. E disprezzata
ti piace Ermione? Oh troppo
di te inedesmo, oh poco
d’Ermione amante! Vantami, se m’ami,
contra Pirro i tuoi sdegni,
giurami stragi, incendi e quanto fece
per Elena la Grecia. Anche la figlia
merita che si vendichi.
Oreste. E la gloria